Tsunami, anche il Mediterraneo è a rischio
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Tsunami, anche il Mediterraneo è a rischio

Anche quest’anno il 5 novembre ricorre la Giornata Mondiale sulla Consapevolezza degli Tsunami. L'obiettivo? Porre l’attenzione sull’importanza della prevenzione e della preparazione all’emergenza

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by Pasquale Raicaldo

Sotto la superficie tranquilla del Mediterraneo si cela un paesaggio inquieto, vivo, ancora in parte sconosciuto. È un mondo di crateri e fumarole, di emissioni di anidride carbonica e di faglie che lentamente si muovono, plasmando il fondale. Un mondo in fermento che si estende a poche miglia dalle nostre coste, dove la bellezza della biodiversità convive con la forza primordiale della Terra. E tra le insidie nascoste di questo mondo sommerso, favorita dalla crisi climatica in corso, c’è quella, antichissima, degli tsunami. Nella storia, in parte inedita, del Mare Nostrum se ne contano più di duecento, documentati dai cronisti del passato: dal devastante maremoto di Creta del 365 a.C. a quello che nel 1908 travolse Reggio Calabria e Messina.


Oggi, secondo gli studi più recenti, i cambiamenti climatici potrebbero accrescere entro i prossimi cinquant’anni la probabilità
di nuovi eventi del 10%-30%


Per questo i fondali del Mediterraneo - e in particolare i mari italiani, che hanno una geomorfologia molto complessa e si stima un numero compreso tra i 10 e i 20 vulcani attivi - vanno studiati e monitorati con attenzione, oggi più che mai. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia lo fa quotidianamente attraverso il Centro AllertaTsunami, operativo 24 ore su 24 nella sede romana dell’ente.
E con l'obiettivo di promuovere una cultura dell’informazione e della prevenzione come focus essenziale per la mitigazione del rischio maremoti si celebra, ogni 5 novembre, la Giornata Mondiale sulla Consapevolezza degli Tsunami (World Tsunami Awareness Day – WTAD), appuntamento annuale istituito dalle Nazioni Unite nel 2015.

Powerful geyser erupting with turquoise water against dark sky
Photo by Yuheng Ouyang


Per quest'anno, il Sistema Nazionale di Allerta Maremoti (SiAM), costituito dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), dal già citato Centro AllertaTsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (CAT-INGV) e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), rinnova il suo impegno nella mitigazione del rischio tsunami lungo le coste italiane e nel contribuire alla sicurezza delle comunità costiere in ambito Euro-Mediterraneo. Nel corso del 2025, le attività hanno riguardato il monitoraggio sismico e marino, l’analisi dei segnali del livello del mare e lo sviluppo di nuove metodologie per la rilevazione precoce di possibili tsunami. Sono state promosse azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte alla popolazione, attraverso progetti europei e nazionali, con l’obiettivo di rafforzare la preparazione e la resilienza delle comunità costiere. 

Tra le molte attività svolte, l'installazione di nuove boe di rilevamento tsunamiuna a largo di Stromboli, di fronte alla Sciara del Fuoco, che consente di rilevare anche maremoti generati da eventi non sismici, e due in profondità nel Mar Ionio nell’ambito del progetto PNRR MEET (Monitoring Earth's Evolution and Tectonics) coordinato dall’Ingv, le prime capaci di rilevare in tempo reale onde anomale in alto mare. 

Ancora: Ispra ha completato l’installazione di nuove stazioni di monitoraggio lungo le coste italiane, migliorando i sistemi di acquisizione, di trasmissione e di condivisione dei dati. Con l’avvio del progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration) ha iniziato, inoltre, una campagna di rilevamenti topo-barimetrici ad alta risoluzione lungo la fascia costiera nazionale, fondamentali per la pianificazione costiera e la gestione del rischio.

In merito agli tsunami generati dall’attività vulcanica, sulle isole di Stromboli e Panarea, il DPC ha promosso l’attivazione, seppur in fase sperimentale, di un nuovo sistema di allarme acustico, installato dalla Protezione Civile della Regione Siciliana e testato lo scorso 12 giugno.

In ambito internazionale, c'è poi il progetto NEAM-Commitment, finanziato dalla Direzione generale per la Protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (DG-ECHO) della Commissione Europea, e coordinato dall’Osservatorio Nazionale di Atene (NOA), finalizzato a migliorare la preparazione al rischio tsunami nell’area Nord-Est Atlantico e Mediterraneo. Si punta, inoltre, al perfezionamento della pianificazione costiera nell’area di Stromboli. 
Nell’ambito del progetto CoastWAVE 2, promosso dall’UNESCO, nella città di Palmi (Reggio Calabria) INGV e ISPRA stanno realizzando studi di approfondimento per la definizione delle aree di inondazione, fornendo supporto al Comune nel percorso volto al riconoscimento “Tsunami Ready” da parte dell’Unesco, programma che aiuta le comunità costiere a prepararsi a una gestione più efficace e consapevole del rischio. Il primo comune in Italia ad aver ottenuto il titolo è Minturno, in provincia di Latina.

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