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Un pezzo di Unione Sovietica ci sta piombando addosso (letteralmente)
La conquista "rossa" di Venere

Un pezzo di Unione Sovietica ci sta piombando addosso (letteralmente)

Dopo 52 anni in orbita, una capsula spaziale lanciata verso Venere nel 1972 si è ricordata della Terra. Potrebbe rientrare oggi 10 maggio. E sì, c’è una piccola possibilità che sopravviva all’impatto.

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by Giancarlo Donadio

Nel 1972 l’Unione Sovietica sognava Venere. Il Kosmos 482 doveva essere l’ennesima impresa interplanetaria: destinazione, il pianeta infuocato. Ma qualcosa andò storto. La sonda non riuscì mai a liberarsi dell’orbita terrestre e da allora vaga lassù, silenziosa e dimenticata, come un satellite fuori programma.
Oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, uno dei suoi pezzi – probabilmente il lander corazzato progettato per affrontare l’inferno venusiano – sta per tornare a farci visita. Ma non con garbo: precipiterà.

Quando e dove cadrà? Bella domanda…

Secondo l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), il rientro è previsto oggi 10 maggio (ora britannica). Ma la finestra temporale è incerta di alcune ore, e soprattutto… nessuno sa dove potrebbe cadere.

Sappiamo però che la Terra è coperta per il 70% da acqua, quindi le probabilità che cada in mare – magari accanto a qualche ignaro delfino – sono alte.

Nel frattempo, l’esperto dell’ESA Stijn Lemmens prova a tranquillizzarci:

“È molto più probabile vincere alla lotteria che essere colpiti da questo frammento di detrito spaziale.”

La capsula che potrebbe precipitare è una sfera d’acciaio di circa un metro di diametro, con un peso di quasi mezza tonnellata. In pratica, un pallettone sovietico pensato per sopravvivere alle torride pressioni dell’atmosfera venusiana. Un oggetto costruito per affrontare 460 gradi centigradi, non avrà certo paura della nostra atmosfera terrestre.

Il sistema di paracadute, che avrebbe dovuto rallentare l’atterraggio su Venere, è ormai polvere di storia: difficilmente funzionerà dopo cinquant’anni nello spazio. Dunque, se la capsula sopravvive, lo farà a caduta libera.

Rischi per la popolazione? Quasi nulli (ma tenete d’occhio il cielo)

La fascia di possibile impatto va dai 51,7° di latitudine nord a sud. Tradotto: può cadere ovunque tra Londra e la punta più meridionale del Sud America. Quindi anche in Italia, volendo. Ma la probabilità di impatto in un’area abitata resta molto, molto bassa.

Incidenti simili, va detto, non sono così rari. Ogni settimana qualche relitto spaziale più grande rientra sulla Terra. E la maggior parte si disintegra in atmosfera come stelle cadenti meno romantiche e più metalliche.

Il problema dei detriti spaziali

Nel 2022, il razzo cinese Long March 5B è rientrato nell’Oceano Indiano. Nel 2018, la stazione Tiangong-1 si è polverizzata sopra il Pacifico. Questa volta tocca a una vecchia gloria sovietica, che ci ricorda quanto sia importante progettare veicoli spaziali che possano “rientrare con stile”, ossia in modo controllato.

Lo stesso Lemmens dell’ESA insiste: “Le missioni future dovranno essere pensate per uscire di scena in sicurezza, proteggendo le persone, le cose... e l’ambiente”. Nel frattempo, restiamo a guardare il cielo. E magari, per sicurezza, cenate al coperto.

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by Giancarlo Donadio

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