Giornata mondiale degli squali: li salvi chi può
Sono le creature più antiche sul nostro pianeta, che abitano da 400 milioni di anni. Ma ora la loro sopravvivenza è sempre più a rischio, soprattutto nel Mar Mediterraneo. Uno tra i massimi esperti italiani ci spiega perché. E cosa si può (ancora) fare
di Francesco Tiralongo
[ittiologo Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Università degli Studi di Catania]
Gli squali sono tra le creature marine più antiche del nostro pianeta: lo abitano da oltre quattrocento milioni di anni. Sono, dunque, presenze ben più antiche dei dinosauri. Eppure, nonostante siano sopravvissuti a numerosi eventi catastrofici di estinzione di massa, la loro sopravvivenza oggi è seriamente minacciata, principalmente a causa dell’impatto antropico. In primis, La pesca intensiva o illegale, l’inquinamento e la perdita di habitat. Ma qual è il futuro di queste specie emblematiche che popolano il nostro pianeta da così tanto tempo?
La pesca intensiva
Uno dei principali fattori che minaccia la sopravvivenza degli squali è la pesca intensiva. Ogni anno, milioni di squali vengono catturati in tutto il mondo, sia intenzionalmente che come catture accessorie, il cosiddetto “by-catch.” La richiesta di pinne di squalo per la produzione di zuppa, considerata una prelibatezza in alcune culture, ha portato a un prelievo insostenibile e le popolazioni di molte specie sono ormai prossime al collasso. Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), almeno il 30% delle specie di squali, razze e chimere è attualmente minacciato di estinzione. Si sottolinea inoltre che la pesca eccessiva non solo riduce drasticamente le popolazioni di squali, ma ha anche impatti su tutto l'ecosistema marino. Gli squali sono predatori apicali e giocano un ruolo cruciale nel mantenimento dell'equilibrio delle reti alimentari marine. La loro riduzione può portare a effetti a cascata, spesso imprevedibili, che possono alterare le popolazioni di altre specie marine e compromettere la salute degli oceani.
Come rispondono gli squali all'impatto antropico?
Gli squali hanno dimostrato una certa capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, ma la velocità e la gravità delle minacce attuali superano la loro capacità di risposta naturale. La loro biologia li rende particolarmente vulnerabili: molte specie di squali hanno tassi di riproduzione bassi, con periodi di gestazione lunghi e la nascita di pochi piccoli a ciclo riproduttivo. Queste caratteristiche rendono difficile il recupero delle popolazioni in declino, soprattutto quando sono soggette a continue e intense pressioni come la pesca.
Determinate specie di squali stanno mostrando segni di adattamento al cambiamento climatico, spostando le loro aree di distribuzione verso acque più fredde o profonde, in risposta al riscaldamento degli oceani. Tuttavia, tali spostamenti possono metterli in competizione con altre specie o esporli a nuovi rischi, come la pesca non regolamentata in aree precedentemente meno sfruttate.
Il ruolo delle aree marine protette
Una delle soluzioni potenzialmente più efficaci per la conservazione degli squali è l'istituzione di aree marine protette (AMP). In queste zone, la pesca è regolamentata o proibita, permettendo agli squali di vivere e riprodursi in un ambiente sicuro. Le AMP possono anche aiutare a mantenere l'integrità degli ecosistemi marini, proteggendo l'habitat e le risorse alimentari degli squali. Tuttavia, la creazione di AMP da sola non è sufficiente. È necessario un controllo rigoroso per prevenire la pesca illegale e la cooperazione internazionale è cruciale per proteggere le specie migratorie, come molti squali, che attraversano le giurisdizioni nazionali e che quindi coprono areali molto ampi che vanno adeguatamente monitorati e protetti.
Quale futuro?
Negli ultimi anni, diversi paesi hanno adottato misure per limitare la pesca di squali. Ad esempio, l'Unione Europea ha vietato il finning, una pratica crudele che consiste nel tagliare le pinne degli squali e gettare il resto del corpo, spesso ancora vivo, in mare. Questo divieto rappresenta un passo importante per garantire una gestione sostenibile delle popolazioni di squali. Oltre ai regolamenti sulla pesca, ci sono programmi di monitoraggio delle popolazioni di squali attraverso il tagging satellitare e la raccolta di dati genetici, che aiutano a comprendere meglio i modelli di migrazione e riproduzione delle specie. Il futuro degli squali è strettamente legato alle azioni umane. Se non si intraprendono misure globali per limitare la pesca insostenibile, proteggere gli habitat e ridurre l'inquinamento marino, molte specie potrebbero scomparire entro pochi decenni. Tuttavia, non tutto è (ancora) perduto, esistono segnali di speranza. Le iniziative di conservazione stanno guadagnando slancio e la consapevolezza pubblica riguardo l'importanza degli squali per gli ecosistemi marini sta crescendo. Gli sforzi concertati tra scienziati, governi e organizzazioni non governative sono essenziali per garantire che gli squali abbiano un futuro. I modelli di gestione che combinano le restrizioni alla pesca con la protezione degli habitat potrebbero consentire alle popolazioni di squali di recuperare. Allo stesso tempo, l’educazione e la sensibilizzazione del pubblico riguardo ai benefici ecologici degli squali e alle minacce che affrontano potrebbero portare a un cambiamento nelle politiche di pesca e nella domanda di prodotti derivati dagli squali. Inoltre, diversi progetti di Citizen Science si stanno adesso rivolgendo anche agli squali e agli elasmobranchi in genere, in diverse regioni nel mondo, compresa quella mediterranea. In conclusione, sebbene gli squali siano sopravvissuti a eventi catastrofici in passato, il loro futuro dipenderà dalle scelte che faremo oggi per proteggerli. Senza un'azione decisiva, rischiamo di perdere non solo queste specie incredibili, ma anche la stabilità e la salute degli ecosistemi marini globali.
I progetti di conservazione
Il Mediterraneo è una delle aree più a rischio al mondo per gli squali. Secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), oltre la metà delle specie di squali e razze nel Mediterraneo è a rischio di estinzione, con molte classificate come in pericolo critico. Il sovrasfruttamento delle risorse marine, la mancanza di regolamentazione efficace e il traffico illegale sono tra i fattori principali di questa situazione critica. Negli ultimi anni, diversi paesi del Mediterraneo hanno avviato programmi per proteggere gli squali.
Alcuni degli sforzi includono:
- le Aree marine protette (AMP), la cui istituzione - in aree chiave del Mediterraneo, come il Mar di Alborán e l’arcipelago toscano - ha l'obiettivo di creare rifugi sicuri per gli squali e altre specie marine minacciate. Tuttavia, molte di queste aree protette soffrono di scarsa regolamentazione e mancanza di risorse per un controllo efficace.
- Progetti di monitoraggio: Diversi progetti, come il tagging satellitare e la raccolta di dati genetici, stanno monitorando i movimenti degli squali nel Mediterraneo per meglio comprendere le loro rotte migratorie e migliorare la gestione delle popolazioni. Un aumentato interesse si sta registrando anche per la Citizen Science applicata in questo contesto.
- Regolamentazioni sulla pesca: L'Unione Europea ha implementato alcune restrizioni alla pesca degli squali, tra cui il divieto del finning e la riduzione delle catture di specie a rischio, ma resta da fare molto nelle acque internazionali e nei paesi al di fuori dell'UE.