Nessun dubbio: suonare fa bene al cervello
Il progetto “The Music Ensemble” ha raccolto 600 musicisti esperti e 600 non musicisti in uno dei primi studi multi laboratorio nelle scienze psicologiche e neuroscientifiche
Saper suonare uno strumento musicale non significa soltanto imparare, dopo anni di studio e pratica, a padroneggiare un linguaggio universale fatto di bellezza e armonia. Dietro questa abilità si nascondono trasformazioni profonde, che coinvolgono la crescita e lo sviluppo del nostro cervello.
Da questa premessa, i ricercatori hanno analizzato le differenze psicologiche e neurali tra i musicisti e i non musicisti: i risultati, sorprendenti, sono stati pubblicati nell’articolo "Do musicians have better short-termmemory than nonmusicians? A multi-lab study, sulla rivista «Advances in Methods and Practices in Psychological Sciences».
Un nuovo modello di ricerca
Il progetto, The music Ensable, coordinato da Massimo Grassi, docente del dipartimento di psicologia Generale dell’università di Padova e Francesca Talamini dell’università di Innsbruck, rappresenta un paradigma di lavoro totalmente innovativo, in quanto è uno dei primi studi multi laboratorio nelle scienze psicologiche e neuroscientifiche, che vede la collaborazione di 33 laboratori di 15 paesi del mondo per un totale di 110 ricercatori coinvolti, uniti da un singolo protocollo di ricerca.
«Questo tipo di approccio multi laboratorio è una novità emergente nelle scienze psicologiche e neuroscientifiche in cui si è osservato che la debolezza dei risultati e la loro replicabilità era spesso dovuta a ricerche che raccoglievano troppi pochi dati, insufficienti per capire i fenomeni studiati – spiega Massimo Grassi-
Il nostro è un nuovo modo di fare ricerca, trasparente e collaborativo, dove i laboratori non competono, ma concorrono assieme alla scoperta scientifica. Un approccio che, oltre alla valenza scientifica, fa capire come la scienza travalichi i confini nazionali e accomuni le nazioni indipendentemente dai contrasti politici».
Lo studio e il metodo di ricerca
Il progetto “The Music Ensemble” ha raccolto 600 musicisti esperti e 600 non musicisti, in uno studio formato registered report, cioè un articolo il cui protocollo di ricerca è stato pre-registrato, concordato e discusso con rivista e revisori prima di iniziare la raccolta dei dati: questa procedura obbliga il ricercatore ad agire in trasparenza dichiarando apertamente le ipotesi della ricerca, stabilendo in anticipo quali strumenti e misure si utilizzeranno per verificarle e in che modo i dati verranno analizzati e valutati. Ma gli studi multi-laboratorio si stanno affermando anche per altri motivi: data la loro caratteristica di trasparenza, abbracciano del tutto i principi dell’Open Science e ottimizzano l’utilizzo delle risorse economiche dedicate alla ricerca poiché ai singoli laboratori è richiesto uno sforzo ordinario (a fronte di un risultato corale straordinario). Sono inoltre studi inclusivi, che permettono anche a nazioni scientificamente meno avanzate di partecipare alla ricerca più elevata.
In un periodo storico di grandi contrasti globali, questi studi lanciano un messaggio forte: collaborazione e condivisione della conoscenza possano superare i confini geografici e politici.
I risultati
La ricerca ha riportato risultato interessanti: i musicisti esperti hanno molta più memoria a breve termine di tipo musicale rispetto ai non musicisti, oltre a un piccolo vantaggio nella memoria a breve termine visuo-spaziale e uno ancora più piccolo nella memoria a breve termine verbale. Le altre misure dello studio hanno anche messo in luce che i musicisti hanno un piccolo vantaggio di intelligenza sia fluida, cioè la capacità di pensare in modo rapido e flessibile a risolvere problemi, che cristallizzata, ossia il bagaglio di conoscenze, abilità e competenze acquisite nel tempo attraverso l’istruzione e l’esperienza. Hanno, inoltre, un piccolo beneficio nelle cosiddette “funzioni esecutive”: l’insieme di abilità mentali che ci aiutano a pianificare, prendere decisioni, controllare le nostre azioni e adattarci a nuove situazioni. Una differenza curiosa emersa dallo studio è la forte differenza tra musicisti e non musicisti in una particolare dimensione di personalità: i primi sembrerebbero persone molto più aperte alle esperienze rispetto agli ultimi. Infine, si è osservato che i musicisti provengono generalmente da famiglie con uno status socio-economico leggermente più elevato rispetto ai non-musicisti.