La corsa ai bambini geneticamente modificati è iniziata: la Silicon Valley sfida etica e leggi
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La corsa ai bambini geneticamente modificati è iniziata: la Silicon Valley sfida etica e leggi

Sam Altman di OpenAI e Brian Armstrong di Coinbase finanziano una startup che studia l’ingegneria genetica degli embrioni. Negli Usa è vietato, nel mondo quasi ovunque. Eppure la corsa è iniziata: tra rischi etici, derive eugenetiche e scenari fuori controllo

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by Giancarlo Donadio

La notizia, riportata dal Wall Street Journal e poi ripresa da diverse testate internazionali, ha l’effetto di una scossa tellurica: due tra i più influenti imprenditori della tecnologia — Sam Altman, CEO di OpenAI, e Brian Armstrong, fondatore di Coinbase — stanno finanziando una startup che lavora alla possibilità di modificare geneticamente gli embrioni umani per eliminare le malattie ereditarie.
La società si chiama «Preventive», ha sede a San Francisco, afferma di avere raccolto 30 milioni di dollari e sta già conducendo esperimenti di editing genetico sugli embrioni. Un dettaglio non trascurabile: questo tipo di intervento è vietato negli Stati Uniti e proibito nella maggior parte del mondo. Ma non ovunque.
L'idea di una nuova corsa al «bambino perfetto», tecnicamente potenziato e biologicamente selezionato, non è più fantascienza. È una possibilità concreta, finanziata dai più potenti capitali della Silicon Valley.

Da dove nasce Preventive e cosa sta realmente facendo

Preventive è stata fondata da Lucas Harrington, ricercatore formatosi sotto la supervisione di Jennifer Doudna, una delle pioniere della tecnologia CRISPR. La missione dichiarata è «prevenire le malattie genetiche future» correggendo gli embrioni prima dell’impianto. Una promessa che, nella forma, sembra altruistica e visionaria. Nella sostanza, però, apre scenari estremamente pericolosi.

Secondo il MIT Technology Review, la tecnologia che Preventive vuole sviluppare permetterebbe di correggere mutazioni genetiche dannose, inserire geni considerati «benefici» e modificare il DNA in modo permanente e trasmissibile. Ed è quest’ultimo punto che rende il progetto inquietante: si tratta di modifiche germinali, cioè ereditabili. Cambiare un embrione significa cambiare tutte le generazioni future della stessa linea familiare.

Una decisione irreversibile, potenzialmente devastante, e nelle mani di una singola azienda privata.

Perché il progetto è considerato pericoloso: i timori degli scienziati

La ricerca è apertamente illegale negli Stati Uniti e in vari Paesi del mondo. Per questo, secondo il Wall Street Journal, Preventive starebbe valutando altre giurisdizioni dove condurre gli esperimenti. Tra queste, gli Emirati Arabi Uniti. Il motivo è evidente: molti Paesi non hanno ancora normative precise sull’editing genetico umano, creando zone grigie in cui operare al riparo da controlli e opinione pubblica. Le reazioni della comunità scientifica sono durissime. Fyodor Urnov, direttore dell’Innovative Genomics Institute dell’Università di Berkeley, ha dichiarato: «Stanno mentendo. Queste persone, “armate” di vagonate di denaro usate malissimo, stanno lavorando al “miglioramento dei bambini».
Il concetto di «baby improvement» evoca direttamente l’eugenetica, la selezione artificiale dei tratti umani. Un terreno che il mondo scientifico aveva giurato di non percorrere più dopo il caso del 2018, quando lo scienziato cinese He Jiankui creò le prime gemelle geneticamente modificate per resistere all’HIV. L’esperimento fu subito condannato e He venne incarcerato.
Ora quello scenario sembra riproporsi su scala più vasta e con capitali più consistenti.

Silicon Valley e genetica umana: perché i miliardari stanno entrando in questo campo

La domanda cruciale è: perché proprio ora? Il flusso di capitali verso l’ingegneria riproduttiva non è casuale. Negli ultimi tre anni sono nate almeno tre aziende che lavorano sulla genetica embrionale: «Preventive», «Manhattan Genomics» e «Bootstrap Bio». Tutte con investitori della Silicon Valley, tutte orientate a un settore che, se un giorno dovesse diventare praticabile, potrebbe generare profitti illimitati. Se si potesse realmente rendere un bambino immune a malattie genetiche, l’intero settore sanitario ne uscirebbe trasformato. Ma il prezzo etico potrebbe essere altissimo. Il marito di Altman, Oliver Mulherin, che ha guidato il loro investimento personale, ha dichiarato: «Ho scelto di investire in Preventive perché mi sta a cuore la ricerca che aiuta le persone a evitare malattie». Una frase apparentemente innocua che però non affronta il nodo centrale: chi controllerà questa tecnologia? E, soprattutto, chi deciderà cosa è giusto modificare?

Dal sogno della medicina preventiva al rischio di creare nuove disuguaglianze umane

Le preoccupazioni etiche non si limitano al rischio eugenetico. C’è un ulteriore pericolo: la creazione di una nuova élite biologica. Se questa tecnologia dovesse diventare disponibile — anche solo in alcuni Paesi più permissivi — chi potrebbe permettersela? Il risultato sarebbe devastante: disuguaglianze economiche che diventano differenze genetiche, opportunità di vita che si separano alla nascita, un’umanità divisa tra chi può modificarsi e chi non può nemmeno curarsi.

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