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Il mondo piange Sebastião Salgado: genio della fotografia, immortale il suo grido per il pianeta

Il mondo piange Sebastião Salgado: genio della fotografia, immortale il suo grido per il pianeta

Insieme alla sua compagna di vita, Lélia Deluiz Wanick Salgado, ha seminato speranza dove c'era devastazione e ha fatto fiorire l'idea che il ripristino delle aree del pianeta sia anche un profondo gesto d'amore per l'umanità

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by Pasquale Raicaldo

Un gigante del nostro tempo. Muore all'età di 81 anni il fotografo Sebastião Salgado, celebre soprattutto per aver raccontato - attraverso la sua estetica, tradotta quasi sempre in fotografie in bianco e nero di grandi dimensioni - alcune tra le grandi sfide ambientaliste della contemporaneità, dalle migrazioni umane alla contraddizioni dei luoghi più emarginati al mondo, fino alla crisi in corso della biodiversità e al fatale ridimensionamento - forse non inesorabile - della foresta pluviale amazzonica, tema al quale ha attivamente dedicato gran parte della sua vita, in particolare attraverso l'opera dell'Istituto Terra, l'organizzazione non governativa fondata dallo stesso Salgado.
Ambasciatore convinto della necessità di una decrescita felice, appassionato cultore e narratore - attraverso la poesia delle immagini, in un'era ancora vergine alle contaminazioni dell'intelligenza artificiale - del mondo animale, persuaso dall'idea che l'uomo debba rivestire - negli equilibri del pianeta - un ruolo non apicale, ma in sintonia con gli ecosistemi di cui è parte, Salgado ha saputo, senza indulgere retorica, rivelarsi uno dei più efficaci ambasciatori della bellezza primigenia della terra.


Una bellezza che ha puntualmente restituito attraverso reportage di straordinario impatto, in grado più di tutto di educare nuove generazioni di cittadini, preoccupandoli - nell'accezione più ampia del termine - del futuro del pianeta e della sua biodiversità. In grado, spesso implicitamente, talvolta esplicitamente, di lanciare messaggi accorati e appassionati contro l'avidità, lo sfruttamento, la guerra, la fame e, nell'accezione più ampia, contro l'egoismo dell'uomo, filo conduttore dell'Antropocene, di cui è stato, Salgado, uno dei più fini testimoni oculari.
In fin dei conti, come scrive l'Istituto Terra in queste ore, commentando la notizia della sua morte, "Sebastião è stato molto più di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Insieme alla sua compagna di vita, Lélia Deluiz Wanick Salgado, ha seminato speranza dove c'era devastazione e ha fatto fiorire l'idea che il ripristino ambientale è anche un profondo gesto d'amore per l'umanità. Il suo obiettivo ha rivelato il mondo e le sue contraddizioni; la sua vita, il potere dell'azione trasformativa".
Sebastiao Salgado viveva da tempo a Parigi e dal 1990 aveva smesso di fotografare le persone concentrando la sua attività sull'impegno sociale, sulle priorità ambientali e sulla sostenibilità.


In Brasile aveva rilevato una azienda su cui ha ripiantato oltre due milioni e mezzo di alberi, ricreando una foresta in cui
sono presenti 150 specie


Nato nel 1944 a Minas Gerais, Salgado si era laureato in economia e ha cominciato a fotografare da professionista nel 1973. Nel 1994 ha fondato con la moglie Lélia l'agenzia 'Amazonas Images', dedicata esclusivamente al suo lavoro. Ha viaggiato in più di cento paesi per i suoi progetti fotografici, divenuti mostre di successo straordinario in musei e gallerie di tutto il mondo e libri-capolavoro tra i quali spiccano Terra (1997), Ritratti di bambini in cammino (2000), Africa (2007), Genesi (2013), Profumo di sogno (2015), Kuwait. A Desert on Fire (2016), Gold (2019) e Amazônia (2021).


L'ultimo capitolo della sua ricerca sui temi cruciali della vita sulla Terra è nelle 54 fotografie di grande e grandissimo formato - quasi tutte inedite - scelte per la mostra Ghiacciai, al Mart di Rovereto fino al 21 settembre. Altri dieci scatti campeggiano fino all'11 gennaio sospesi nel grande vuoto del Museo delle Scienze di Trento. Il progetto, curato da Lélia Wanick, moglie dell'artista, è nato da un'idea del Trento Film Festival in collaborazione con le due strutture museali e con Contrasto in occasione dell'anno per la conservazione dei ghiacciai proclamato nel 2025 dalle Nazioni Unite. L'artista, che aveva dovuto rinunciare per motivi di salute a intervenire all'inaugurazione della mostra, aveva rinviato a settembre la sua partecipazione.

"Non c'è una legge biologica che ci faccia razzisti. Le cose cambiano, perché al fondo ci sono sentimenti che sopravvivono alla paura del momento. Non opprimere l'altro, non rubare, non odiare"
[Sebastião Salgado]




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