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Hanno realizzato un film con l’AI. È incredibile. E un po’ inquietante
Un frame del cortometraggio realizzato con AIcorrier

Hanno realizzato un film con l’AI. È incredibile. E un po’ inquietante

Joanna Stern e Jarrard Cole hanno diretto un cortometraggio usando solo intelligenza artificiale. Gli strumenti sono pura magia. Il processo? Pura follia

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by Giancarlo Donadio

Joanna Stern, editorialista tech del Wall Street Journal, e il produttore Jarrard Cole hanno deciso di fare un esperimento: realizzare un film interamente con strumenti di intelligenza artificiale, senza usare una sola telecamera o un set reale. Il risultato è My Robot & Me, un cortometraggio di tre minuti che è al tempo stesso affascinante e straniante. L’obiettivo? Capire fin dove possono spingersi le IA generative nel campo del video. Il risultato è un mix di clip sorprendenti, glitch surreali e riflessioni sull’impatto dell’IA in qualsiasi lavoro creativo.

Se puoi immaginarlo, puoi generarlo (forse)

Per mettere in piedi la produzione, Stern e Cole hanno testato diversi strumenti. Alla fine, però, la scelta è ricaduta su Veo di Google (recentemente aggiornato con funzionalità audio AI) e Runway AI, affiancati da Midjourney per la generazione di scenografie e personaggi. La regola d’oro? Niente era immediato. Ogni scena ha richiesto decine di tentativi, prompt scritti con precisione chirurgica, e tantissima pazienza. Per rendere coerente la protagonista—una versione IA della stessa Stern—sono state caricate foto reali, nella speranza che il volto non cambiasse radicalmente a ogni inquadratura (spoiler: è cambiato lo stesso).

Uno dei prompt utilizzati recitava così:
“Ripresa dal basso: Joanna fa flessioni a ritmo sostenuto. Il robot osserva con fare attento”
Frasi semplici? In apparenza. Ma bastava un aggettivo sbagliato per ritrovarsi con scene psichedeliche, mani a sette dita e robot usciti da un incubo cyberpunk.

Il cinema del futuro? Geniale, ma imperfetto

Il risultato è un corto che, come ammette Stern stessa, oscilla tra lo spettacolare e il “slop”, termine che oggi indica quei contenuti IA dall’aspetto goffo o incompleto. Eppure, nonostante i difetti visivi e le stranezze, My Robot & Me riesce a fare quello che ogni film dovrebbe fare: raccontare una storia.
Con un budget minimo (una parte pagata dai produttori, una offerta in accesso speciale dai provider), sono riusciti a creare qualcosa che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato impossibile. Niente troupe, niente attori, niente effetti speciali milionari. Solo due professionisti esperti e una buona dose di incoscienza creativa.

L’IA non sostituisce l’idea. La amplifica (forse)

L’esperimento lascia una lezione importante: l’IA può generare, ma non può pensare. Ogni inquadratura, ogni battuta, ogni atmosfera è stata decisa, corretta, rigenerata da mani umane. Senza scrittura, regia, senso del ritmo, nessuna IA avrebbe potuto dar vita a qualcosa di così coerente—e volutamente incoerente.
My Robot & Me è quindi molto più di un cortometraggio sperimentale: è uno specchio su ciò che ci aspetta.
Non un mondo in cui i creativi vengono sostituiti, ma uno in cui devono imparare a convivere con strumenti sempre più potenti. Che, come i robot protagonisti del film, non funzionano senza un buon comando.

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by Giancarlo Donadio

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