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IA e fossili per ricostruire il passato: nel Pliocene un mare popolato da squali nei campi della Toscana
fonte it.wikipedia.org

IA e fossili per ricostruire il passato: nel Pliocene un mare popolato da squali nei campi della Toscana

Con un nuovo approccio di studio basato sull’Intelligenza Artificiale, un team di ricerca ha analizzarto i denti di squali trovati nella campagna un tempo sommersa dal mare profondo. Ecco i risultati

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by Pasquale Raicaldo

Un salto carpiato all'indietro nel tempo, grazie anche all'intelligenza artificiale. Per comprendere il passato ancestrale di una delle aree più belle d'Italia, la Toscana. Qui, nel Pliocene, epoca compresa tra 5 e 1,65 milioni di anni fa, al posto dei campi oggi coltivati si trovava un mare tropicale popolato da squali, piccoli e giganteschi. Per approfondire, un gruppo di ricerca multidisciplinare, composto da esperti dell’Istituto di fisica applicata "Nello Carrara" (Cnr-Ifac), dell’Università di Pisa, del Museo Paleontologico GAMPS di Scandicci e del Dipartimento di Computer Science dell'Università di Cambridge, ha sperimentato un nuovo approccio di studio - basato sull’IA - analizzando i denti fossili di squali trovati, nel tempo, da queste parti, straordinarie testimonianze di vita marina, quando gran parte della regione, in particolar modo la zona di Siena, era sommersa da un mare profondo, ricco di pesci, alcuni dei quali oggi fatalmente estinti.


I primi risultati dell’indagine sono stati pubblicati sul ‘Bollettino della Società Paleontologica Italiana’. “Gli algoritmi di intelligenza artificiale analizzano con elevata precisione i dettagli dei fossili, supportando i paleontologi nell’individuazione di somiglianze e possibili legami tra le forme dentali, e facilitando il confronto tra generi risalenti al Pliocene” spiega Andrea Barucci dell’Cnr-Ifac.
“Il risultato non solo conferma la versatilità degli strumenti di intelligenza artificiale, ma offre anche una nuova opportunità per migliorare e automatizzare i processi di studio in questo settore disciplinare”.
L’indagine si avvale della straordinaria collezione di denti di squalo pliocenici conservati presso il Museo GAMPS di Scandicci. 


“Gli squali che vivevano qui, alcuni dei quali ormai estinti, popolano un un ambiente ricco di cibo. - spiega Simone Casati, paleontologo e presidente del GAMPS - Proprio come accade oggi, questi predatori marini perdevano e sostituivano i denti in modo rapido e continuo, un fenomeno evolutivo che garantisce loro un’alta efficienza nella caccia. Si stima che alcune specie di squalo possano perdere fino a 30.000 denti nel corso della loro vita; cadendo, si sono depositati nei fondali marini oggi emersi, dove vengono ritrovati, offrendoci uno sguardo su una realtà ambientale completamente diversa da quella odierna”.
Il territorio ha restituito anche balene, delfini e dugonghi che nuotavano in quei mari.


“Tra le specie abbiamo trovato il Chlamydoselachus lawleyi, noto anche come squalo dal collare, divenuto rarissimo, che vive fuori dal Mar Mediterraneo, in acque profonde come le scarpate continentali tra i 200 e i 1.200 metri di profondità. Il suo corpo presenta caratteristiche morfologiche uniche, come l’aspetto anguilliforme e una dentatura tricuspidata. Alcuni di questi denti, oggetto del nostro studio, sono visibili presso il Museo”.
Identificare con precisione queste testimonianze è di rilevante importanza per ricostruire il paleoambiente e acquisire preziose informazioni sull’ecosistema del passato.

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