Cosa sta accadendo all'Etna: i flussi piroclastici tra spettacolo e pericolo
Il 2 giugno un collasso parziale del fianco settentrionale del cratere ha generato un fenomeno raro ma estremamente pericoloso per questo vulcano. Ecco tutto quel che c'è da sapere
Il 2 giugno 2025, in coincidenza con la Festa della Repubblica, l'Etna ha offerto uno spettacolo tanto affascinante quanto pericoloso. L'attività, infatti, inizialmente di tipo stromboliano partita dal Cratere di Sud-Est si è trasformata nel giro di poche ore in un vero e proprio parossismo fino a quando, alle 11:24 ora italiana, un collasso parziale del fianco settentrionale del cratere ha generato un flusso piroclastico, un fenomeno raro ma estremamente pericoloso per questo vulcano.
Le manifestazioni eruttive di tipo parossistico sono piuttosto comuni per il vulcano Etna. Si tratta di particolari fasi eruttive caratterizzate da una rapida escalation dell’attività vulcanica che si manifesta con esplosioni violente, fontane di lava (alte anche centinaia di metri), caduta di ceneri e lapilli e talvolta colate laviche o sviluppo di grandi colonne eruttive.
Un evento di elevata energia che può durare da pochi minuti fino a qualche ora. Un po' meno frequenti ma estremamente pericolosi sono invece i flussi piroclastici. Si tratta infatti di una manifestazione dell'attività di un vulcano tra le più letali che esistano. Queste correnti calde e dense, composte da gas, cenere e frammenti di roccia vulcanica corrono lungo i fianchi del vulcano a velocità che possono toccare tra gli 80 e i 100 km/h e con una temperatura che può superare gli 800°. Si innescano o per collasso di una parte della colonna eruttiva o per il collasso di porzioni cratere.

Secondo il bollettino delle ore 12:00 emesso dall'INGV, sembra proprio quest'ultimo caso ad aver innescato il flusso piroclastico. Nello specifico un collasso della parte Settentrionale del Cratere di Sud-Est, che ha terminato poi la sua corsa all'interno dei confini della Valle del Leone. Fortunatamente non si sono registrati feriti e nessuna persona è stata coinvolta, ma l'attenzione va sempre mantenuta alta, infatti l'Etna è quotidianamente frequentato da turisti, escursionisti, studiosi e appassionati e nessuno di loro può però sfuggire ad un flusso piroclastico. Se infatti riusciamo a monitorare l'intensificazione dell'attività vulcanica attraverso il tremore sismico e altri parametri vulcanologici, non si può dire lo stesso per i flussi piroclastici. Questi infatti si sviluppano senza preavviso, sono rapidi e imprevedibili e quindi molto pericolosi.

Cosa fare se ci troviamo in quota durante l'attività vulcanica? La prima cosa fare è recarsi con una guida vulcanologica, ovvero un professionista con una formazione specifica in vulcanologia ed escursionismo, abilitata a condurre persone in ambienti potenzialmente pericolosi come vulcani attivi, campi lavici e pendii instabili. Questa infatti conosce il territorio, segue costantemente gli aggiornamenti dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e sa riconoscere i segnali precursori di un'attività eruttiva o di condizioni di rischio. Inoltre, molte aree dell’Etna, specialmente quelle prossime ai crateri sommitali, sono accessibili solo con accompagnamento obbligatorio secondo quanto è stabilito dalla Protezione Civile e dalle ordinanze comunali, proprio per prevenire incidenti. Esistono tuttavia delle aree che i turisti possono percorrere da soli ma con limitazioni ben precise. In generale è possibile frequentare i fianchi del vulcano in autonomia fino alla quota di 2500 metri salvo precise ordinanze a cui è necessario attenersi e che variano in base all'attività del vulcano. In questi casi è consigliabile, oltre alla classica attrezzatura escursionistica, munirsi di casco protettivo e mantenersi aggiornati monitorando i canali ufficiali di comunicazione dei bollettini INGV e tornare indietro o cambiare percorso ai primi segnali di variazione dell'attività vulcanica.
L'attività etnea è infatti, per definizione, un'attività vulcanica di tipo stromboliano caratterizzata da esplosioni ed emissione di cenere, lapilli e bombe vulcaniche, quest'ultime, ricordiamo, sono masse rocciose di materiale vulcanico di dimensioni maggiori i 64 cm. Inoltre quella etnea spesso prelude a fasi più intense, i parossismi appunto.
Durante l'eruzione del 2 giugno alcuni escursionisti si sono trovati in prossimità del fenomeno e sono stati costretti a fuggire precipitosamente e l'episodio ha riacceso l'attenzione sui rischi del turismo non regolamentato nelle aree vulcaniche attive, evidenziando come non si debba mai sottovalutare l'imprevedibilità di un vulcano.
