Iscriviti alla nostra Newsletter

Success! Now Check Your Email

To complete Subscribe, click the confirmation link in your inbox. If it doesn't arrive within 3 minutes, check your spam folder.

Ok, Thanks
Cibo, così il nostro cervello riconosce (e preferisce) quello della tradizione
Photo by Pablo Merchán Montes

Cibo, così il nostro cervello riconosce (e preferisce) quello della tradizione

Il legame tra piatti e identità esplorato da un singolare studio di un team di ricerca italo-giapponese guidato dall’Università di Padova

Redazione profile image
by Redazione

Il filosofo Ludwig Feuerbach scriveva che l’uomo è ciò che mangia. Ancora oggi questa celebre frase descrive bene quanto il cibo sia legato alla nostra identità e non serva solo a nutrirci, ma sia anche un simbolo di tradizioni, valori e cultura. Le nostre abitudini alimentari raccontano chi siamo, da dove veniamo e il modo in cui ci sentiamo parte di una comunità.
Un recente studio pubblicato sulla rivista British Journal of Psychology e condotto da un gruppo di ricerca italo-giapponese, coordinato da Mario Dalmaso del dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova in collaborazione con l’Università di Waseda di Tokyo, ha indagato il legame tra cibo e identità personale
Lo studio ha coinvolto partecipanti italiani e giapponesi, due culture con tradizioni culinarie ricche e molto diverse. Ai volontari sono state mostrate immagini di piatti tipici italiani e giapponesi, chiedendo loro di associarli nel modo più rapido e accurato possibile a un’etichetta verbale rappresentante sé stessi o un’ipotetica persona sconosciuta. I risultati hanno rivelato che, anche se i partecipanti riuscivano ad associare alla propria identità entrambi i tipi di cibo, tendevano a sentirsi più vicini e “identificati” con i piatti tipici della propria cultura.

seafood dish filled pot
Photo by Jesse Ballantyne

«Questo dimostra che il cibo non è solo nutrimento ma anche un elemento fondamentale della nostra identità – spiega Mario Dalmaso, primo autore dello studio –. Naturalmente viviamo in un mondo globalizzato e negli ultimi anni i piatti di differenti culture, come il sushi, sono diventati molto popolari anche in Italia e viceversa, visto che la cucina italiana è amatissima all’estero. Ma nonostante questa apertura e la contaminazione tra culture, le persone continuano a sentirsi più legate ai sapori che appartengono alle proprie radici».

yellow pasta and cherry tomatoes
Photo by Jakub Kapusnak



È noto che stimoli legati alla nostra identità, come il volto o il nome, vengono elaborati in modo prioritario dal cervello: un discorso analogo si può fare per il cibo, che è ciò che va fisicamente a costituire il nostro corpo. Ma cosa succederebbe se a confrontarsi fossero cucine più vicine geograficamente (ad esempio italiani e francesi o giapponesi e coreani)? E, ancora, se al posto di Italia e Giappone (che hanno due identità e cucine molto forti) si mettessero a confronto paesi con una cucina meno “identitaria” (per esempio Singapore o Stati Uniti), i risultati sarebbero gli stessi? Queste domande aprono scenari interessanti da esplorare in futuro, perché è ipotizzabile pensare che l’effetto osservato potrebbe risultare meno marcato.

Redazione profile image
by Redazione

Non perderti gli ultimi articoli

Iscriviti e resta sempre aggiornato

Success! Now Check Your Email

To complete Subscribe, click the confirmation link in your inbox. If it doesn’t arrive within 3 minutes, check your spam folder.

Ok, Thanks

Per saperne di più