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Climate change, quanto oltre possiamo spingerci?
Photo by Markus Spiske

Climate change, quanto oltre possiamo spingerci?

Un'analisi approfondita dei dati climatici degli ultimo 66 milioni di anni ha permesso di comprendere meglio il ruolo delle soglie critiche e migliorare le previsioni sul futuro del clima

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by Pina Di Prisco

Lo studio delle soglie critiche, i tipping points climatici, oltre le quali il sistema climatico subisce cambiamenti irreversibili, il collasso delle calotte glaciali o il rallentamento della circolazione oceanica globale, per esempio, ha evidenziato come il nostro attuale periodo climatico mostri caratteristiche distintive e peculiari rispetto alle epoche climatiche passate.
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con altri Enti di Ricerca e Università internazionali, recentemente pubblicata sulla rivista Scientific Reports.

Nel corso della storia geologica, il nostro pianeta ha attraversato fasi climatiche molto diverse: dai periodi “Hothouse” e “Warmhouse”, in cui le temperature erano elevate e non esistevano calotte polari, ai periodi “Icehouse”, come quello attuale, in cui la presenza di ghiacci ai poli regola il clima globale.  I risultati dello studio a guida INGV, ottenuti grazie a innovativi e avanzati strumenti matematici di analisi della variabilità climatica in grado di individuare segnali precursori di transizioni critiche, offrono nuove prospettive sulla stabilità del clima terrestre e sul rischio di transizioni irreversibili, strettamente legate al cambiamento climatico in atto.

«Il nostro lavoro mostra che i tipping points climatici non si manifestano con le stesse dinamiche nei diversi periodi geologici della Terra. In particolare, l’attuale periodo Icehouse, caratterizzato da cicli glaciali-interglaciali, presenta caratteristiche distintive rispetto alle epoche passate, con implicazioni cruciali per la comprensione della stabilità climatica e del cambiamento in atto», spiega Tommaso Alberti, ricercatore dell’INGV e primo autore dell’articolo.

«L’Icehouse attuale è particolarmente sensibile a piccole perturbazioni, un aspetto che lo rende più vulnerabile ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Le metriche utilizzate hanno mostrato che l’avvicinarsi ai tipping points è accompagnato da un aumento della persistenza e dell’intensità di eventi estremi, con implicazioni per il futuro del clima terrestre» continua Alberti

Le analisi condotte nella ricerca hanno permesso di distinguere tra cambiamenti graduali e bruschi nel sistema climatico, evidenziando come, nell’attuale fase Icehouse, le fluttuazioni climatiche siano più frequenti e caratterizzate da una maggiore variabilità rispetto a epoche più calde. «I risultati ottenuti suggeriscono che la nostra epoca è caratterizzata da un comportamento più ‘intermittente’ rispetto ai periodi caldi del passato, con transizioni più rapide tra stati climatici diversi», aggiunge Fabio Florindo, Presidente dell’INGV - «Questa variabilità rende ancora più difficile prevedere con precisione l’evoluzione del nostro clima e impone un’attenzione particolare nello studio dei tipping points”.

Lo studio dei diversi tipping points climatici evidenzia come il loro comportamento dipenda dalla struttura climatica di fondo e dalla dinamica interna  del sistema: comprendere queste differenze è essenziale per migliorare le previsioni climatiche e individuare le soglie oltre le quali il cambiamento climatico potrebbe diventare irreversibile. 

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