Australia, per salvare i koala nasce un grande parco nazionale
A 5 anni dalla Black Summer, la grande stagione degli incendi, gli sforzi di conservazione della specie simbolo del Paese portano i primi risultati. Ma potrebbe non bastare, dice il Wwf
Sono trascorsi ormai cinque anni dalla “Black summer”, la devastante stagione degli incendi che colpì l’Australia tra giugno 2019 e marzo 2020, quando bruciarono oltre 19 milioni di ettari di natura, causando la morte o lo spostamento forzato di circa 3 miliardi di animali selvatici. Tra le vittime, oltre 60.000 koala, una specie già minacciata da deforestazione, urbanizzazione, malattie e cambiamenti climatici. Si stima che in quel periodo la popolazione di koala abbia subito un tracollo pari al 72% in sei aree della costa orientale australiana, spingendo il governo a dichiarare nel 2022 la specie come “Endangered” (in pericolo) nelle regioni del Queensland, Nuovo Galles del Sud e Territorio della Capitale Australiana.

Secondo il report del WWF “Impacts of the unprecedented 2019-2020 bushfires on Australian animals” le peggiori perdite di koala si sono registrate a Kangaroo Island, con 40.000 individui potenzialmente colpiti e nelle foreste di Victoria, dove vivevano 11.000 di questi preziosi marsupiali.
Nei mesi successivi il WWF Australia ha lanciato l’Australian Wildlife & Nature Recovery Fund, che ha raccolto oltre 50 milioni di dollari, consentendo di avviare 254 progetti finalizzati al ripristino ambientale su 400.000 ettari, alla tutela delle specie (73 le specie animali interessate), e al coinvolgimento delle comunità locali ed indigene.
Per riportare i koala nell’Australia orientale, e per dare loro la possibilità di superare le minacce viene lanciato l'obiettivo Regenerate Australia. All’interno di questo piano, il progetto Koalas Forever mira a raddoppiare il numero di koala entro il 2050, con l'aiuto di cliniche veterinarie (comprese alcune unità mobili) per curare le migliaia di koala che erano rimasti feriti durante gli incendi.
Anche il WWF Italia, dal 2020, ha partecipato a questa mobilitazione, raccogliendo fondi tramite l'adozione simbolica della specie.

Le istituzioni dal canto loro, nel 2022 hanno predisposto il National Recovery Plan for the Koala, un piano decennale che punta su protezione degli habitat, monitoraggio genetico, coinvolgimento delle comunità indigene e creazione di popolazioni di koala resilienti al cambiamento climatico e ai disastri ambientali.
La svolta più significativa è arrivata il 7 settembre 2025 con l’annuncio dell’istituzione del Great Koala National Park nel Nuovo Galles del Sud che tutela 176.000 ettari di foreste di proprietà pubblica. Grazie alle connessioni con il sistema delle aree protette già in essere, la superficie di habitat protetto viene estesa complessivamente a 315.000 ettari, divenendo il più grande santuario al mondo dedicato ai koala (e ad oltre 100 specie minacciate). Negli stessi giorni è entrata in vigore una moratoria sulla deforestazione, accompagnata da investimenti in ecoturismo e formazione: si stima che il parco possa generare localmente 163 milioni di dollari, diventando un polo di attrazione per il turismo naturalistico.
Le comunità indigene, custodi millenarie del territorio, parteciperanno alla gestione del parco e alla trasmissione del sapere tradizionale. Per il popolo Gumbaynggirr, una comunità aborigena della costa nord del Nuovo Galles del Sud, il koala – chiamato Dunggiirr – è molto più di un animale: è una figura sacra, intrecciata con spiritualità, tradizioni e storie della creazione.

Nonostante i progressi, la situazione resta critica e le minacce continuano a incombere sul futuro della specie. La storia del koala è quella di una resilienza fragile, sostenuta da volontari, comunità e ricercatori, impegnati in un delicatissimo lavoro di cura e creazione di nuovi equilibri.