Addio a Jane Goodal, ha rivoluzionato il modo in cui guardiamo le scimmie
Scompare a 91 anni la scienziata che ha saputo osservare e comprendere l'etologia dei primati, vivendo a stretto contatto con loro
C'è la storia di David Greybeard, il primo scimpanzé a tollerare la sua presenza: un maschio anziano, che le consentì di conquistare la fiducia del gruppo dopo sei mesi di preoccupante diffidenza, aprendo di fatto la strada alle sue scoperte. "Era come se un muro invisibile fosse caduto”, avrebbe poi raccontato. E c'è la storia di Flint, il piccolo di una femmina chiamata Flo, che rimase per molto tempo legatissimo alla madre: quando questa morì, lui cadde in una sorta di depressione. Non mangiava, non giocava e alla fine morì a sua volta, probabilmente di tristezza, prova commovente della profondità emotiva degli scimpanzé.

Mille e più sono le storie affascinanti che hanno legato la scienziata Jane Goodall ai primati. Con lei, morta il primo ottobre all'età di 91 anni mentre si trovava in California per un ciclo di conferenza, scompare una ricercatrice che ha rivoluzionato il modo in cui noi uomini guardiamo a noi stessi e alle scimmie.
A dare la notizia della scomparsa il Jane Goodall Institute, l'istituto di ricerca fondato per promuovere le relazioni positive tra uomo, ambiente e animali:
"Le scoperte della dottoressa Goodall come etologa hanno rivoluzionato la scienza ed è stata una instancabile sostenitrice della protezione e del ripristino del nostro mondo naturale". Fondamentali le sue ricerche nel combattere l'antropocentrismo in voga nel Novecento, dimostrando come anche altri animali siano dotati di personalità, emozioni e cultura, spesso in modo assolutamente sorprendente.
Un lavoro, il suo, assolutamente pionieristico, inaugurato in Africa nel 1957 in occasione del primo viaggio in Kenya e perfezionato nel Parco Gombe in Tanzania, dove trascorse lunghi periodi osservando in presa diretta i comportamenti dei primati, in particolare degli scimpanzé. Le sue ricerche - per le quali non utilizzava gabbie o strumenti invasivi, rimanendo a lungo nella foresta, cercando di conquistare la fiducia degli scimpanzé e osservandoli come individui con caratteri e storie personali - hanno rivoluzionato la primatologia, abbattendo la barriera rigida tra “umani” e “animali”. Prima di lei si pensava che l’uso di strumenti, la cultura e la complessità emotiva fossero caratteristiche esclusive dell’uomo.
Per il suo impegno nei confronti della Natura e in favore della conservazione degli ecosistemi era stata nominata messaggera di pace per le Nazioni Unite.